Elegìaco

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giovedì 12 settembre 2013

STARE IN CODA


installazione umana performativa

Regia e Sonorizzazione di Monica Serra.
Riverrun Teatro - Cagliari 2010

Performance di teatro e suono ottenuto in tempo reale 
dal campionamento delle voci degli attori in scena.






Il lavoro è ispirato al romanzo La coda” di Vladimir Sorokin, scrittore fra i più geniali, discussi e censurati della letteratura russa contemporanea. Lo stesso romanzo riesce a volare in occidente attraverso i canali del samizdat che significa “edito in proprio” e indica un fenomeno di diffusione clandestina di scritti, prima pubblicazione Parigi 1985.

OGNI ANNO I RUSSI PERDONO NELLE CODE DAVANTI AI NEGOZI 65 MILIARDI DI ORE” Repubblica — 09 ottobre 1984







La coda è stato quel fenomeno sociologico tipico delle città sovietiche, il tempo perduto era quello che il cittadino sovietico passava in fila per l' acquisto di qualsiasi bene di consumo.
La situazione degli anni '70 e dei primi anni '80 è definita di “stagnazione” in tutta l'area sovietica. Politicamente l'URSS non è in grado di attuare le necessarie riforme ed economicamente si assiste ad un graduale peggioramento. La Superpotenza Sovietica vive il suo peggior momento di crisi che la condurrà al suo definitivo crollo agli inizi degli anni '90. Tutti i paesi appartenenti al blocco manifestano arretratezza tecnologica e indebitamento nei confronti dei Paesi occidentali. La situazione viene aggravata anche dalla crisi petrolifera che colpisce tutto il mondo.
In questo clima di precaria esistenza del sistema sovietico, il mercato non era più in grado di offrire abbastanza prodotti di consumo da soddisfare la richiesta. Insufficiente era il sistema produttivo e scarsa la rete distributiva, gli “Universam”, cioè i magazzini generali, erano pochi e dentro il negozio un perverso sistema obbligava praticamente l'acquirente a fare tre file: al banco per vedere la merce e conoscerne il prezzo, un' altra per lo scontrino, la terza di nuovo al banco per ritirare l'acquisto. Scarsi erano pure i prodotti preconfezionati con quello che ciò comporta. Ed ecco formarsi lunghe ed interminabili code.






La coda c'era sempre: oggi in un rione, domani in un altro, aveva una vita propria, invadeva vie, piazze, cortili. Si sovrapponeva all'esistenza degli abitanti. La stessa esistenza era fatta di code.Questa coda cominciava di giorno, continuava di notte e per un'altra giornata fino a notte e così via.
Era un macrocosmo, all'interno del quale si verificavano microsituazioni di vita vissuta, microcambiamenti. Si parlava del più e del meno, si facevano conoscenze, si litigava, nascevano amori; e un grande senso di solidarietà e di appartenenza stimolava l'autogestione.
I prodotti arrivavano nei magazzini generali come un miracolo, l'agognato oggetto causa di tanta attesa, e allora bisognava essere pronti anche a fare un acquisto non programmato. Non si poteva comprare la merce solo quando serviva perché si rischiava di non trovarla.
Non era una coda di affamati, neanche di “bisognosi” , si mangiavae ci si vestiva, ma non con quello che si voleva nel dato momento. “E' il sistema” dicevano .






La lentezza in contrapposizione alla velocità sempre e comunque per questioni politiche ed economiche di gestione del capitale. Per questioni che vanno oltre il controllo di noi cittadini.
L'installazione performativa vuole essere un campione di comunità umana in coda, una polifonia di voci e di punti di vista, un' orchestrazione di parole all'interno di un unico dialogo la cui musicalità diventa materiale sonoro.

Monica Serra







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