Elegìaco

Elegìaco

mercoledì 21 febbraio 2007

Performance dei Dream Weapon Ritual a Parma

Narcisus, terza "prova" del Lenz
Spettacolo e Cultura
5/3/2007 - Il terzo dei nove appuntamenti previsti dal nuovo progetto del Lenz Teatro “As a little Phoenix” si è concluso venerdì sera, un’ora dopo la mezzanotte. Dopo il mito di Echo, affrontato il venerdì precedente, ecco la rappresentazione della metamorfosi di Narciso, tradotta e interpretata attraverso percorsi musicali e visivi di forte carica sperimentale. Trasformazioni, rifrazioni. Prima Echo, la ninfa che per punizione venne ridotta ad essere solo un riflesso di carattere acustico, poi Narciso, pura apparenza, riflesso di carattere visivo. Ricerca, dunque. Nel tentativo di catturare l’essenza stessa dei suoni e delle immagini.

Ad inaugurare la serata, la performance dei Dream Weapon Ritual, ossia Simon Balestrazzi e Monica Serra, già insieme nella storica band T.a.c. (Tomografia Assiale Computerizzata), un collettivo che dal 1991 si è dedicato ad un genere tra l’elettronica sperimentale e l’industrial. I due artisti si muovono su un doppio binario, analogico e digitale, realizzando un "live mixing" di rumori crudi ed effetti naturalistici, trascinati da una base elettronica. Gli oggetti con cui essi generano i suoni, vengono decontestualizzati, filtrati, trasfigurati, divengono gli strumenti acustici attraverso cui si compie il rituale. Mentre Simon Balestrazzi costruisce al computer l’impianto ritmico della performance, calibrando perfettamente ogni intervento vocale o rumoristico, Monica Serra trasforma continuamente la sua splendida voce, che ora si fa eco lontana, canto tribale, bisbiglio, lamento. Il risultato è che gli influssi cacofonici dell'industrial vengono stemperati da intermittenze ambient e saturati dalle elaborazioni elettroniche.
Dopo i Dream Weapon Ritual, spazio ad un nuovo paragrafo di "Radical Change". Questa volta la riflessione tematica sulla metamorfosi in questione, quella di Narciso, è affidata ai video di Francesco Pititto, che presenta un lavoro pieno di invenzioni originali, ostinato e rigoroso nel modellare con i pixel la nuova forma del mito classico. Frasi dell'opera ovidiana appaiono e scompaiono dallo schermo, si imprimono un momento sui muri della stanza per poi dissolversi lentamente tra effetti suggestivi di luci e ombre colorate. In ogni istante le immagini trovano una perfetta armonia con le eccezionali musiche realizzate da Andrea Azzali, che regala esperienze acustiche intense e viscerali.
Verso la fine della serata, riprende anche il dialogo con l’artista belga Jan Fabre, di cui viene presentata la seconda parte della biografia in video: artista visivo, regista, coreografo e scrittore è nipote dell’entomologo francese Jean-Hanry Fabre da cui ha ereditato la passione per gli insetti, attraverso i quali esprime l’eterno mito della trasformazione della natura e dell’uomo.

La prossima tappa sarà dedicata ad Orfeo ed Euridice. 5 giorni di tempo prima di proseguire il viaggio all'interno dell'opera ovidiana.


Federica Bonzani

Nessun commento: